Coordinamento Politiche di Genere Fnp Piemonte: “Noi stiamo con Azada”
Per giorni con i media abbiamo assistito alla disastrosa fase finale del ritiro dall’Afghanistan delle forze Nato. L’arrivo dei talebani ha portato una minaccia diretta ai diritti fondamentali di tutti i cittadini e soprattutto a quelli delle donne. L’illusione che i “nuovi” talebani fossero diversi dai “vecchi” è durata poco. Durante la prima conferenza stampa il loro portavoce ha promesso “il rispetto delle donne nei limiti dell’Islam” ma le notizie che ci pervengono descrivono un evidente peggioramento della condizione femminile. Infatti non è vero che rispettano i diritti delle donne, non lo fanno per l’istruzione (per le bambine solo le scuole elementari), non lo fanno per il lavoro (no donne nel settore pubblico) e non lo fanno per la politica (non ci saranno donne fra i ministri).
Le donne afghane sanno che i diritti se li devono conquistare e difendere, infatti coraggiosamente decine di loro sono scese in piazza a Herat, poi a Kabul ed in altre zone del paese. “Noi rivendichiamo i nostri diritti” ha dichiarato ad Al Jazeera Mariam Ebram una delle organizzatrici della manifestazione di Herat. Le donne in piazza rivendicano soprattutto il diritto al lavoro, all’istruzione e alla libertà perché, si leggeva su un cartello alla manifestazione di Kabul “i diritti delle donne sono universali “.
Anche nell’astigiano sono arrivati, da fine agosto, profughi afghani che sono stati ospitati in varie località, fra cui Villanova d’Asti.
Ci consultiamo con Marina Bianco che è di Villanova e decidiamo di contattare la struttura per parlare con le donne e gli uomini che vi sono ospitati. Domenica 5 settembre otteniamo il via libera e ci presentiamo con la giovanissima Federica Gamba, aspirante medico, che ci aiuterà con la lingua inglese, parlata da molti ospiti. Alle 17 e 30 eccoci puntuali alla ”Casa del Pellegrino” accolte molto amichevolmente dal responsabile Alessandro Marrapodi che si è già rapportato con gli ospiti in merito alla nostra visita e ci introduce nella struttura.
Ci accordiamo per non riprendere gli intervistati se non di spalle e di non fotografare i bambini. Le donne che accettano di parlare con noi sono tre e ci raccontano subito le peripezie del viaggio. Noi siamo molto colpite quando ci riferiscono dell’ attesa estenuante all’aeroporto di Kabul durata ben 5 giorni, anche perché abbiamo visto i notiziari televisivi e riusciamo ad immaginare la situazione. All’arrivo a Roma sono state sottoposte ai tamponi anti Covid ed alle prime vaccinazioni, poi il trasferimento ad Alessandria ed infine con la Croce Rossa il raggiungimento della “Casa del Pellegrino” a Villanova.
Sono arrivate con figli e marito, ma tutte hanno esternato preoccupazione, anche per l’incolumità dei familiari rimasti in Afghanistan: genitori, fratelli e sorelle, nipoti. Una signora precisa che per il ricongiungimento ci vuole il passaporto ma è impensabile ottenerlo dai talebani.
Attualmente lavoravano tutte ma con il nuovo governo sarebbero rimaste sicuramente a casa. Facciamo loro domande anche in merito al gradimento del cibo italiano e ci rispondono che hanno esposto ai responsabili della struttura le loro “ricette” e sono state accontentate. Vogliamo saperne di più in merito ai loro piatti tipici ed apprendiamo che molti sono a base di agnello o montone, riso, ceci o altri legumi ma il tutto accompagnato da spezie molto piccanti.
Intervistiamo anche un uomo che accetta di essere ripreso e ci conferma in buona sostanza le preoccupazioni e le impressioni riferite dalle donne, era un “driver” (autista) e ci riferisce che nella sua famiglia lavoravano tutti ma sicuramente con la situazione politica attuale non sarebbe più stato possibile.
Alessandro, il responsabile della struttura, ci riferisce che la popolazione ha risposto molto bene all’arrivo dei profughi (ricordiamo che sono arrivati solo con i vestiti che indossavano) ed hanno portato, oltre ai beni di prima necessità, passeggini, trasportini, biberon e giocattoli. Ad ogni famiglia inoltre è stato consegnato un pacco con indumenti intimi e vestiti. I bambini, arrivati tutti esausti per il viaggio, sono stati sistemati su brandine aggiunte nelle camere dei genitori e domenica, come abbiamo potuto constatare, giocavano nel giardino della struttura e ci salutavano sorridendo. Al più presto queste famiglie saranno destinate ad altre località dove ci sarà la possibilità di alloggiarle in appartamenti.
Noi ringraziamo Alessandro, Federica che ci è stata preziosissima e concludiamo menzionando Linda Laura Sabbadini che nell’articolo pubblicato su “la Repubblica” dal titolo “Ascoltiamo il grido di Azada” parla appunto di Azada, una donna coraggiosa fuggita dal suo paese a causa dei talebani (il suo nome in lingua afghana significa libertà) che ci esorta a non credere nelle asserzioni del talebani. Ecco quindi le parole della Sabbadini: “stiamo con Azada e tutti gli Afghani che vogliono la libertà e la democrazia. Non possiamo firmare cambiali in bianco ai talebani. Non possiamo lasciare sole le donne afghane. Né abbandonare il popolo afghano alla barbarie. Libertà, o meglio Azada come dicono gli afghani.”
Carmen Soffranio e Marina Bianco
Categoria: Attualità