La SLP CISL Alessandria Asti denuncia le difficoltà nel pagamento delle pensioni per gli ex postali

martedì 19 Aprile 2022 / Focus

In una intervista rilasciata al giornale “il piccolo” Danilo Vitagliano – segretario della CISL SLP di Alessandria Asti – denuncia le criticità riscontrate dagli ex postali per il riconoscimento della pensione; dal 2018 in provincia di Alessandria sono andati a riposo oltre 300 dipendenti, ma l’INPS fa fatica a smaltire le pratiche. I primi disagi si sono avuti da quando la cassa pensionistica dei postali è confluita nel sistema unico della previdenza nazionale.

Di seguito riportiamo integralmente l’articolo:

Andare in pensione, ma non sapere se e quando si potrà percepire il vitalizio. E, per alcuni, neppure la liquidazione integrativa. È l’assurdo limbo in cui versano una cinquantina (almeno) di ex dipendenti postali che – usciti dal mondo del lavoro per anzianità o per aver maturato i requisiti di legge – non sono ancora stati ‘riconosciuti’ pensionati dall’Inps, l’ente che in Italia gestisce quasi la totalità degli assegni pensionistici. L’assurda situazione è denunciata da Danilo Vitagliano, segretario territoriale Slp Cisl per Alessandria ed Asti che rappresenta la categoria dei ‘postali’, oggi preoccupati per il loro futuro. Un caso sul quale bisogna fare chiarezza

 Dalla pensione al primo assegno (con arretrati) trascorrono in media tre, quattro mesi: «Un tempo a cui ci siamo abituati e francamente accettabile», commenta Vitagliano, «Ma per alcuni l’attesa si sta prolungando troppo: fino a nove mesi senza vitalizio». I primi disagi si sono avuti quando la cassa pensionistica dei lavoratori postali è confluita nel grande calderone della previdenza nazionale. Dal 2011 sono incominciati i problemi per calcolare le pensioni ed ‘agganciarle’ al contribuente beneficiario. In un mondo tutto computerizzato ed altamente tecnologico, in cui con un clic e uni Spid si può accedere alla propria storia lavorativa sul sito dell’Inps, però, non si riesce a superare lo scoglio fantozziano dell’ufficio unico. «Le pratiche della provincia di Alessandria vengono elaborate a Torino, nell’ufficio ex fondi speciali, ovvero tutte quelle categorie di lavoratori che avevano un fondo pensione diverso dall’Inps, poi confluito nel tempo. Ferrovieri, telecomunicazioni ed anche i postali», spiega il sindacalista, «I disagi non sono solo per chi non riceve la pensione in tempi accettabili, però».

 Negli ultimi anni, con ‘quota 100 ’ e 102, tanti lavoratori di Poste Italiane ci hanno fatto un pensierino. Esiste poi una possibilità solo per le dipendenti, ‘Opzione donna’, che permette loro di ritirarsi a vita privata a 58 anni e 35 di contributi. «Per fare le pratiche ci vogliono cinque minuti, ma per avere accettata la risposta passano anche tre anni. Chi è in scadenza rischia di perdere i benefici o di non sapere cosa fare per la sola lentezza burocratica. Alcuni non possono neppure consultare online la propria posizione previdenziale perché non viene ‘riconosciuta’. Ma i problemi non sono finiti qui». I lavoratori che hanno aderito a forme di previdenza integrativa – come Fondoposte – o ha affidato il proprio Tfr ad una gestione separata non vi possono attingere perché l’Inps dovrebbe certificare che quella persona è andata effettivamente in pensione». Anche in questo caso i ritardi sono consistenti: niente pensione e niente liquidazione per mesi, quasi un anno. Eppure i soldi ci sono e sono stati regolarmente versati. Ma non si trovano, o non si riescono ad associare al lavoratore.

 L’ufficio torinese non può essere contattato se non tramite email: «La governance dell’Inps non ha più responsabili sindacali al suo interno, quindi è impossibile sollecitare diversamente. Un ex dipendente beneficiario della legge 335 (Inabilità permanente) dall’agosto 2021 non ha pensione né altro: è un soggetto che versa in gravi difficoltà fisiche».

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