“Il lavoro che ci attende”: un evento ben riuscito e di grande interesse
Lunedì 21 novembre 2022 si è tenuto presso il Centro Cultura e Sviluppo di Alessandria un seminario organizzato dalla Cisl di Alessandria Asti dal titolo “Il lavoro che ci attende”. Si è parlato di lavoro, economia e finanza, soprattutto in chiave prospettica.
Sono state azzardate previsioni sul futuro economico-finanziario dell’Italia (e non solo), sugli effetti legati alla transizione tecnologica/ecologica, all’attuale crisi geopolitica, all’evoluzione demografica e l’invecchiamento della popolazione.
Dagli interventi dei relatori è emerso che questi fattori produrranno effetti sull’occupazione, sul reddito e sul potere d’acquisto delle famiglie ed in modo altrettanto chiaro è emerso che una lunga fase storica si sta chiudendo. Meno chiaro sarà il futuro che ci attende.
Hanno portato il loro contributo:
ORIO GIORGIO STIRPE analista militare colonnello (in congedo) dell’Esercito con esperienza di servizio presso Comandi NATO
GIANLUCA CODAGNONE consigliere delegato Bestinver Securities Italia gruppo Acciona
THOMAS MANFREDI direttorato politiche del lavoro OCSE
ELIANA BAICI professoressa ordinaria di politica economica Università del Piemonte Orientale
GIANPAOLO COSCIA presidente Unioncamere Piemonte presidente CCIAA Alessandria Asti
LAURA COPPO presidente Confindustria Alessandria
ALESSANDRO SCOTTI, a.d. Innovazione Apprendimento Lavoro Piemonte
LUCA CARETTI segretario generale aggiunto CISL Piemonte.
Ha moderato il dibattito MARCO CIANI Segretario Generale CISL Alessandria Asti. Presenti in platea anche ALESSIO FERRARIS, Segretario Generale CISL Piemonte e BRUNA TOMASI CONT della Segreteria Regionale della CISL Piemonte.
Per chi fosse interessato, il video dell’evento è accessibile sul canale Youtube della CISL Alessandria Asti, al seguente link: http://y2u.be/WgMic2znXj8
Di seguito un articolo tratto da “La Stampa” di Alessandria a cura di Piero Bottino che racconta in maniera puntuale i vari interventi dei relatori:
Che lavoro ci attende? Domanda non facile: il futuro si articola ormai su molti piani: c’è l’economia, ma pure altre variabili, ad esempio la situazione geopolitica internazionale. Il convegno organizzato dalla Cisl all’Acsal, intitolato appunto «Che lavoro ci attende?», ha cercato di sviscerare l’argomento da vari punti di vista, come hanno sottolineato sia il segretario di Alessandria-Asti, Marco Ciani, sia Alessandro Scotti, che guida Innovazione Apprendimento Lavoro Piemonte.
Partenza bellica, perché è indubbio che la guerra in Ucraina influisca profondamente sul quadro economico. Non se ne vedevano così da ottant’anni: «È un conflitto convenzionale, simmetrico (cioè non c’è una disparità di forze come ad esempio fu tra Usa e Iraq; ndr) e ad alta intensità» ha spiegato il colonnello Orio Giorgio Stirpe, da pochi mesi a riposo dopo aver comandato la cellula «targeting» dell’intelligence militare, in grado di analizzare i punti deboli di eventuali avversari. «La Russia ha dilapidato i suoi vantaggi iniziali sottovalutando gli ucraini. Ora, mentre questi ultimi continuano ad accrescere il proprio potenziale, l’esercito di Putin vede una carenza di risorse, bloccate dalle sanzioni. Senza circuiti integrati, cuscinetti a sfera, rubinetti è difficile costruire i carri armati».
La pace? «L’ipotesi migliore è un cambio di governo al Cremlino. Se Putin resta la guerra continuerà, ma l’inerzia è ormai a favore dell’Ucraina». Altre guerre? «Questo è un test: una guerra combattuta soprattutto con armi economiche. Le altre potenze (la Cina; ndr) attendono di vedere come va a finire».
Questo ha già portato a cambiamenti difficilmente reversibili, come ha spiegato Gianluca Codagnone, consigliere delegato di Bestinver Securities Italia: «Gli aumenti dell’energia, anche ad essere ottimisti, è difficile che rientrino in fretta: il gas russo era il meno costoso, ma ormai chi si fida più? Finora i governi Draghi e Meloni hanno messo circa 80 miliardi di sostegni all’utenza, ma dopo che accadrà visto che non è facile toglierli? La crisi petrolifera Anni ’70 portò la spesa pubblica dal 20 al 49% del Pil, se tanto mi dà tanto. Anche l’inflazione è difficile che cali: oltretutto, a differenza della Fed americana, la Bce è stata timida nell’aumentare i tassi. Il rischio è che intervenga il mercato, in maniera rapida e brutale».
Un aspetto che ha rilevato anche Thomas Manfredi, direttore delle politiche del lavoro dell’Ocse: «L’Europa è quella che rischia di più e l’Italia è fanalino di coda: da noi i salari sono erosi del 3%, solo la Spagna fa peggio con il 4,5%. Un italiano su cinque, il 22%, è a rischio povertà o esclusione sociale». Per altro in Italia – e l’ha spiegato Eliana Baici, docente di politica economica all’Upo – il potere d’acquisto cresce meno che in nei paesi Ocse: dal 1990 siamo al -2,9% contro il +38,5 delle altre economie. “Nel 2021 ci sono state 11 milioni di nuove assunzioni, ma l’83% come lavori atipici, il 68,9% a tempo determinato, l’11,3% a part time. Fondamentale per le imprese puntare sul capitale umano».
A chiudere il presidente della Camera di Commercio, Gian Paolo Coscia, e quello di Confindustria, Laura Coppo. «Il Pil delle province di Alessandria e Asti – ha detto il primo – è cresciuto a 16 miliardi, uno in più di prima della pandemia, l’Alessandrino poi esporta per 5 miliardi, l’80% grazie al comparto orafo. Capitale umano? La ricerca delle aziende si concentra sul settore tecnico, in particolare al momento per ingegneri civili e informatici. Molti poi vengono assunti prima ancora di aver conseguito il diploma».
La Coppo invece ha posto l’accento sulla minore redditività che colpisce l’imprenditoria: «Ci aspettiamo azioni concrete dal governo, in particolare su agevolazioni fiscali e tetto ai prezzi dell’energia. L’innovazione, poi, si fa puntando sui giovani che vanno adeguatamente formati: l’esempio di Valenza con l’Its Gem è da tenere presente, ma l’iniziativa privata, le scuole d’azienda, vanno valorizzate in modo che possano essere utili non sono all’impresa che le promuove ma all’intero settore».
Categoria: Focus