Casa di Riposo Città di Asti: le organizzazioni sindacali incontrano l’assessore regionale Maurizio Marrone
Sembrano non finire mai i problemi che affliggono la Casa di Riposo “Città di Asti” ed i suoi dipendenti che a più di due mesi dal trasferimento degli ospiti di restano in attesa di ricollocazione e al contempo senza stipendio.
A tal proposito, le Organizzazioni Sindacali hanno incontrato Maurizio Marrone, assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte. All’assessore sono state spiegate le difficoltà in cui versano la struttura ed i suoi dipendenti, ma oltre ad elencare le criticità, al tavolo sono state avanzate anche delle proposte che potrebbero risolvere o quanto meno attenuare i disagi dei lavoratori, almeno dal punto di vista retributivo.
Di seguito uno stralcio dell’ articolo tratto dal quotidiano “La Stampa” che descrive l’incontro attraverso il racconto di Stefano Calella, Segretario Generale Aggiunto della CISL Alessandria Asti:
La Casa di Riposo Maina Città di Asti non è chiusa e continua ad accumulare debiti: circa 80-90 mila euro al mese. Una sorta di paradosso di cui i sindacati hanno parlato con l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone.
L’assessore, lunedì, era arrivato ad Asti per presentare l’iniziativa «Scelta Sociale», ed era stato accolto nel piazzale di Astiss, nei cui locali si sarebbe poi tenuto il convegno, dai dipendenti del Maina. Cartelli con la scritta «vergogna» e tanta rabbia. Marrone aveva promesso un incontro e questo c’è stato: «Abbiamo fatto presente due problemi – racconta Stefano Calella, segretario generale aggiunto della Cisl di Asti e Alessandria – il primo è l’assenza della Regione in questa vicenda e la sua disorganizzazione». Secondo Calella, presente all’incontro con Roberto Gabriele, segretario generale Fp Cgil e Dino Penso, segretario generale Uil Fp, alla Regione è mancata una regia comune, soprattutto tra Welfare e Sanità. «Il secondo problema è la fame – attacca Calella – c’è gente disperata e c’è il rischio di problemi sociali e di ordine pubblico che devono essere prevenuti e risolti».
Sono almeno una cinquantina i dipendenti da ricollocare, che continuano ad essere un costo per il Maina: «La struttura non è chiusa – spiega Calella – ma solo svuotata dagli ospiti: i dipendenti non sono ex, nessuno li ha mai licenziati». Dovrebbero essere in mobilità: ma come si fa a pagare l’80% dello stipendio se non ci sono introiti? Non si paga: «La Casa di riposo – prosegue il sindacalista Cisl – continua ad accumulare debiti nei confronti dei dipendenti, che non percepiscono nulla, per il mancato pagamento della mobilità: circa 80-90 mila euro al mese». Che in un anno «cubano» circa un milione di euro. Soluzione? «Una linea di credito come quando ai tempi del Covid le Banche anticiparono le Casse Integrazione con la garanzia dello Stato: anche questa è un’emergenza». Le condizioni sono diverse. La banca dovrebbe anticipare i fondi necessari dietro la garanzia della Regione, questa volta. Proposta tecnicamente e burocraticamente complessa in cui potrebbe entrare anche Finpiemonte, la finanziaria partecipata dalla Regione stessa: Marrone si è preso un pò di tempo per capire come far funzionare il tutto. La Regione si sta attivando anche per il liquidatore. Dopo due bandi deserti emessi dal Comune di Asti, il dirigente regionale della programmazione socio-assistenziale, presente anche lui all’incontro, Livio Tesio ha preso in mano la situazione: «Dopo la delibera regionale del 30 gennaio – spiega Tesio – e dopo che l’avvocatura ha dato parere favorevole, giovedì 2 ho firmato l’istanza che venerdì è stata immediatamente depositata in Tribunale». La palla è passata quindi al giudice Paolo Rampini, che dovrebbe scegliere la professionalità adatta per «liquidare» la struttura di via Bocca. «La pratica – spiega Tesio – è stata gestita con la massima celerità ed efficienza possibile: di questo ringrazio il presidente del Tribunale di Asti». A breve forse un nome.
E i dipendenti? «Abbiamo chiesto all’assessore Marrone – dice Calella – la possibilità della sistemazione di queste professionalità anche nei consorzi socio-assistenziale di cui lui è il responsabile regionale: penso al Co.Ge.Sa, al Saca o al Consorzio Socio-Assistenziale Chierese». Non solo in Rsa gestite da cooperative private ma anche da consorzi pubblici, qualora ci fosse necessità di personale. Infine: «Abbiamo perso la battaglia per mantenere il Maina pubblico- spiega il segretario generale aggiunto della Cisl – ma l’area non deve perdere la sua vocazione socio-assistenziale». In altre parole non deve perdere quello che adesso le dà valore: i 220 posti letto autorizzati e i 120 posti convenzionati. «Se perdesse quelli – commenta Calella – perderebbe molto del suo valore: sarebbe venduta solo come immobile e non come invece un investimento che potrebbe rendere». Un po’ come quando si gioca a «Monopoli», più metti casette su un terreno più questo ti rende: il caso del Maina è più o meno lo stesso, con i posti letto autorizzati e convenzionati al posto delle casette del «Monopoli». Da capire anche la fondatezza della voce che parla di un Asp intenzionato ad acquisire 2mila metri quadri per un milione di euro e trasferirne i suoi uffici.
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